In un messaggio trasmesso durante la sessione del Consiglio Diritti Umani dell’ONU a Ginevra, Maria Corina Machado, leader più in vista dell’opposizione antichavista in Venezuela, si è rivolta ai membri dell’organo specializzato delle Nazioni Unite sui diritti umani. Nell’intervento, realizzato grazie al sostegno dell’ONG UN-Watch che ha consentito alla leader di ottenere un canale diretto con i delegati presenti presso il Consiglio, Machado ha sottolineato gli elementi essenziali che connotano il panorama della repressione che il regime di Maduro, lungi dall’aver allentato, sta anzi esercitando con maggiore veemenza, anche se con modalità non sempre uguali al passato.
Una situazione certo non nuova agli occhi del Consiglio Diritti Umani, che proprio negli stessi giorni ha avuto modo di ascoltare il report della Missione ONU di accertamento dei fatti in Venezuela (UNFFM). Maria Corina Machado, non a caso, ha anzitutto voluto ringraziare la Missione per il lavoro svolto e per l’attività di certificazione dell’aggravamento della situazione di repressione della dittatura castrochavista al potere da più di vent’anni in Venezuela, ma ha approfittato dell’occasione anche e soprattutto per lanciare l’allarme sulle condizioni in cui le opposizioni si stanno avviando, in poche settimane, a portare a termine le loro elezioni primarie, dalle quali dovrebbe uscire il nome di chi, nel 2024, sfiderà Nicolas Maduro o chi per lui alle elezioni presidenziali: “Sappiamo tutti che siamo di fronte a un grande rischio- avverte Machado- e tutte le persone coinvolte, gli organizzatori, i candidati, perfino i volontari, vengono attaccati, perseguitati e detenuti arbitrariamente per voler cercare di cambiare la vita degli altri”. La leader antichavista allude infatti ai molteplici casi di aggressione e persecuzione sia di diritto che di fatto subiti da un gran numero di persone coinvolte a vario titolo nell’organizzazione delle primarie o nella campagna portata avanti da alcuni candidati.
E non solo questi sono gli elementi di preoccupazione per Machado, guardando alle primarie ormai imminenti del 22 ottobre: oltre alla violenza e alle minacce di chi è impegnato nell’organizzazione, aleggia sull’intero processo la possibilità di rinvio della data, di annullamento delle stesse primarie, di irregolarità ordite tanto dal regime quanto da forze formalmente oppositrici ma sostanzialmente complici della dittatura madurista. Irregolarità che potrebbero prodursi, come già successo in decine e decine di altri casi precedenti, non solo dentro i confini venezuelani, ma anche all’estero, dove -giova ricordarlo- risiedono circa 8 milioni di venezuelani fuggiti dalla miseria e dalla dittatura socialista. 8 milioni di cui molti con diritto di voto, ma, ci si chiede nei movimenti dissidenti, dove, come e con quali garanzie di trasparenza e correttezza questo diritto di voto sia esercitabile.
È anche per questo quindi che la lady di ferro venezuelana (oggetto da anni di un provvedimento di divieto di espatrio e di una inabilitazione ai pubblici uffici del tutto arbitraria) si rivolge al sistema ONU nel suo finale, accorato appello: “chiediamo ai membri del Consiglio e della missione di accompagnare il processo delle primarie e di aiutarci a garantire il rispetto del diritto di voto dei venezuelani dentro e fuori il Paese. Il Venezuela sarà libero”.
Andrea Merlo