“1. Ogni individuo ha il diritto ad avere una proprietà sua personale o in comune con altri. 2. Nessun individuo potrà essere arbitrariamente privato della sua proprietà”.
L’articolo 17 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani è il punto di riferimento di quella Property Rights Alliance (propertyrightsalliance.org) che ogni anno pubblica un International Property Rights Index per fare il punto sulla situazione mondiale dei diritti di proprietà e proprietà internazionale (propertyrightsalliance.org). Una sorpresa che l’Italia appare in miglioramento.
Deus ex machina dell’iniziativa è il sociologo e economista peruviano Hernando de Soto, grande studioso dell’imprenditoria popolare (grupobcc.com). Executive Director dell’Aliance e Editor dell’Index è l’italiano Lorenzo Montanari, un reggiano classe 1974 (ipri23). Come spiega, “la Property Rights Alliance è un think tank basato a Washington DC col principiale obbiettivo di promuovere e difendere i diritti di proprietà a livello internazionale grazie ad un network internazionale. La prima edizione dell’Ipri risale al 2007 grazie alla stretta collaborazione con l’economista peruviano Hernando de Soto e i suoi studi sull’impatto dei diritti di proprietà sullo sviluppo economico in regione come l’America Latina o i paesi dell’ex blocco sovietico”.
Presentato il 27 settembre a Stoccolma in collaborazione con la rivista svedese Svensk Tidskrift (propertyrightsalliance.org), l’International Property Rights Index 2023 continua a proporsi come l’unico indice comparativo globale che classifica la forza dei diritti di proprietà, sia fisici che intellettuali, e gli ambienti legali e politici che li contengono. La PRA ha collaborato con 131 think tank in 73 paesi per sottolineare che i diritti di proprietà sono, di fatto, essenziali per una società più prospera e libera.
L’analisi è attraverso tre macro aree: l’aspetto legale e politico di ogni paese (indipendenza giudiziaria; controllo della corruzione; stato di diritto e stabilità politica): i diritti di proprietà e di proprietà intellettuale; i diritti d’autore. Spiega Montanari che “l’indice ha un approccio olistico. Vuole dimostrare la forte relazione non solo tra la difesa dei diritti di proprietà, la proprietà internazionale e lo sviluppo economico, ma anche la fortissima correlazione tra i diritti di proprietà e le varie dimensione della E-society”. L’indice è usato da Forbes, Economist, Financial Times, Banca Mondiale e Fmi, oltre a 200 università di tutto il mondo”.
Il “voto” dell’Italia quest’anno è cresciuto di 0,379, arrivando a 6.038. Classificata dal Fondo Monetario Internazionale come Economia avanzata e dalla Banca Mondiale come Paese ad alto reddito, l’Italia è 35esima su 125, anche se in Europa Occidentale è solo 18esima su 19. Il Sottoindice Legale e Politico è avanzato di 0,736 fino a 6,39, con un punteggio di 7,714 in Indipendenza Giudiziaria. Più indietro stanno la Stabilità Politica con 6,223 e il Controllo della Corruzione con 6,085, mentre per Stato di Diritto siamo ancora insufficienti, con 5,539. Un po’ peggio è il Subindice dei Diritti di Proprietà Fisica, pur cresciuto dello o,074 a 4,963. Stiamo a 5,632 per la Protezione dei Diritti di Proprietà, al 5,449 per i Processi di Registrazione e del 3,087 per Accesso al Finanziamento. Il Subindice di Proprietà Intellettuale è cresciuto dello 0,327 fino a 6,76. 6.017 in Protezione della Proprietà Intellettuale, 6,667 in Protezione delle Patenti m 7,014 in protezione del Copyright e 7,344 in Protezione dei Marchi Registrati. C’è una evidente ricaduta positiva della maggior stabilità politica, ma continuiamo ad avere problemi con una burocrazia elefantiaca e inefficiente.
Più in generale, l’economia globale ha attraversato una fase di recessione negli ultimi quattro anni e molti Paesi sono a rischio di recessione. Per contribuire a procedere verso una ripresa stabile, l’Alleanza ritiene essenziale riaffermare i diritti di proprietà fisica e intellettuale. Solidi quadri giuridici e politici per i diritti di proprietà proteggono i beni immateriali e materiali degli inventori e incentivano i creatori a produrre beni migliori e più sicuri. Tali quadri garantiscono inoltre agli investitori di finanziare le creazioni senza garantire il rendimento, promuovendo l’innovazione e la crescita economica. I paesi ad alto reddito impongono le tutele più forti per la proprietà fisica e intellettuale, mentre i paesi a reddito medio-basso impongono diverse restrizioni sulla proprietà straniera di proprietà intellettuale e investimenti. Il successo dell’economia di una nazione dipende dunque fortemente da queste tutele essenziali.
L’Ipri misura le barriere commerciali dirette e indirette imposte da 125 paesi, che colpiscono il 93,4% della popolazione mondiale e il 97,5% del Pil globale. L’Indice mostra che l’83,3% della popolazione mondiale vive in 81 paesi con un Ipri compreso tra 2,9 e 5,7. Meno della metà della popolazione campione (47,3%) vive in 27 paesi con un punteggio medio di questo indice [4,8 – 5,7]. L’Indice rileva paesi con forti diritti di proprietà espressi attraverso forti tutele legali e diritti di proprietà intellettuale e fisica. Come ha affermato il premio Nobel Friedrich von Hayek: “Il sistema della proprietà privata è la più importante garanzia di libertà”.
Secondo Montanari, “ogni anno l’IPRI sottolinea il ruolo chiave svolto dai diritti di proprietà non solo nel mantenere un sistema economico giusto e trasparente, ma anche nel rappresentare la spina dorsale del qualsiasi economia di libero mercato. I diritti di proprietà sono uno dei pilastri più importanti di una società libera e dei diritti umani, come affermato nell’articolo 17 della Dichiarazione universale dei diritti umani delle Nazioni Unite. L’Indice 2023 sarà uno strumento importante per i policy maker e le comunità imprenditoriali per comprendere come le tre componenti principali dell’ecosistema dei diritti di proprietà (ambiente giuridico e politico, diritti di proprietà fisica e diritti di proprietà intellettuale) interagiscono per attrarre investimenti e coltivare istituzioni sane”.
Questa affermazione dei diritti di proprietà è ora in atto. Il punteggio dell’Ipri è diminuito negli ultimi quattro anni, ma le tendenze sono leggermente invertite. Il punteggio IPRI medio globale nell’indice di quest’anno è 5,21, con un aumento solo dello 0,37% rispetto allo scorso anno. I diritti di proprietà intellettuale sono l’unica componente che è aumentata del 2% rispetto allo scorso anno. Tuttavia, le altre due componenti misurate, l’Ambiente Legale e Politico e i Diritti di Proprietà Fisica, hanno continuato a diminuire. L’Ambiente Legale e Politico è la componente più debole, scendendo dello 0,4% ad un punteggio di 5,06, i Diritti di Proprietà Fisica continuano a scendere, dello 0,76% fino ad un punteggio di 5,23.
Finlandia (8,1), Singapore (8,0), Paesi Bassi (7,9), Danimarca (7,8) e Nuova Zelanda (7,8) sono i primi cinque paesi col punteggio più alto. Venezuela (1,9), Yemen (2,4), Haiti (2,7), Congo (3,1) e Ciad (3,1) si classificano come i Paesi peggiori nella difesa dei diritti di proprietà.
Maurizio Stefanini