E’ una tipica azione della Liminal Warfare russa per spaccare l’Europa e la Nato. Il problema non può essere solo italiano, ma europeo, della Nato e dell’Onu. L’Alleanza rischia di incrinarsi “se i Paesi più esposti a ritorsioni di vario tipo vengono lasciati soli”. Chi oggi ne fa una questione di “politica interna italiana” finisce solo per fare il gioco di Putin del “dividi et impera”
di Nicola e Gabriele Iuvinale
La guerra aggressiva e genocida lanciata nel febbraio 2022 dalla Russia contro l’Ucraina ci ha risvegliato alla dura e cruda realtà che le aspettative, degli Stati Uniti e dell’Unione Europea, alla fine della Guerra Fredda nel 1991 sono state una pia illusione. È evidente che il fascino universale dell’idea democratica non ha preso forma, spontaneamente, nel “Nuovo Ordine Mondiale”, nato alla fine della seconda guerra mondiale, che avrebbe dovuto garantire una pax globale e duratura.
Sia la Cina che la Russia, così come gli Stati Uniti, sono dotate di armi nucleari. Questa realtà ha finora portato a far sì che i conflitti siano rimasti al di sotto della soglia della guerra nucleare. Il rischio di escalation ha avuto un profondo effetto nel plasmare le loro attuali strategie. Sebbene sia la Cina che la Russia abbiano rafforzato i loro arsenali nucleari negli ultimi anni, esse hanno anche pianificato e attuato le loro strategie attraverso una “Liminal Warfare”.
Questa “guerra liminale” riguarda la cosiddetta “manipolazione della soglia”. È uno stile di guerra che i russi, in particolare, hanno perfezionato, che consiste nel “cavalcare il limite dell’osservabilità, non superare la soglia della rilevabilità; quindi, gran parte della loro attività è letteralmente subliminale (‘sotto la soglia’ della percezione) e, conseguentemente, non ci accorgiamo nemmeno di cosa sta accadendo. Manipolano la loro firma in modo da apparire nella zona ambigua delle operazioni abbastanza a lungo da raggiungere obiettivi a breve termine molto specifici e, quindi, ricadere nell’ambiente subliminale prima che possiamo rispondere.
La “Liminal Warfare” implica l’integrazione di politiche economiche, legali, militari, di intelligence e cyber in un unico mix, senza soluzione di continuità di attività e di manovra, incentrate sulla definizione delle operazioni con l’avversario prima del lancio di un’operazione militare.
Ad esempio, diversi mesi prima di lanciare la campagna georgiana nel 2008, i russi si sono impegnati in un programma di vasta distribuzione di passaporti, in cui hanno offerto a qualsiasi cittadino georgiano di lingua russa un passaporto russo. Quando l’operazione iniziò, avevano un numero molto elevato di “cittadini russi” artificiali all’interno della Georgia e furono in grado di conferire una falsa patina di legittimità alla loro aggressione, invocando una finta “responsabilità di protezione dei cittadini russi”. La Russia ha poi combinato guerra politica ed economica durante la sua operazione in Crimea, nel 2014. La Russia si è concentrata prima sulla Germania, per assicurarsi che la NATO non reagisse; ha manipolato il prezzo del suo petrolio e del suo gas, definendo così la questione per la Germania come una “scelta di Hobson”.
Nel 2021, prima dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, il regime di Alexander Lukashenko, con l’appoggio della Russia di Putin, creò nel cuore dell’Europa una crisi migratoria di gravi proporzioni.
La finalità era quella di destabilizzare l’Europa e la Nato prima dell’invasione.
L’Europa dichiarò, fin da subito, che il regime di Alexander Lukashenko aveva deliberatamente creato una crisi migratoria e che la Russia stava aiutando la Bielorussia in questo.
Il 19 novembre 2021, l’autoproclamato presidente della Bielorussia riconobbe che le truppe bielorusse stavano aiutando i migranti a entrare nell’UE. Il 2 dicembre successivo Stati Uniti, Unione Europea, Gran Bretagna e Canada imposero sanzioni alla Bielorussia per la crisi migratoria. La Bielorussia promise sanzioni in ritorsione.
Ma come stavano realmente le cose? Chi c’era realmente dietro e chi erano i migranti?
Il 6 dicembre 2021 la testata Novaya Gazeta pubblicò un’intervista esclusiva a Alexandra Murashova (il nome le venne cambiato per garantirle l’anonimato).
Era la manager di una delle compagnie di viaggio bielorusse, che dalla primavera importava migranti da Iraq, Siria, Libano, Yemen in Bielorussia per il successivo attraversamento illegale del confine bielorusso-polacco-lituano.
Riferì che decine di aziende bielorusse erano coinvolte in questa attività create esclusivamente “per i migranti” da persone vicine alle autorità di Lukashenko.
Racconta che “una persona che vuole andare in Europa viene in un’agenzia di viaggi e dice: “Voglio arrivare in Bielorussia”. Capiscono tutto e fissano subito il prezzo: visto, volo, hotel, servizi di guida. Deposita una certa quantità di denaro sul conto, di solito da tre a ottomila dollari. Un tale divario nei prezzi è dovuto al punto a cui la guida li porterà. Il più delle volte è la Germania, il 95% delle volte. Arriva a Minsk, si sistema in un hotel e nel giorno giusto arriva nel luogo concordato. Un gruppo si riunisce lì, il più delle volte da 10 a 45 persone. Vengono portati alla frontiera, mostrano la direzione e poi i migranti vanno da soli. Spesso si tratta di famiglie. Vendono tutto ciò che possono, mettono i soldi in un conto e portano una piccola somma di denaro. Ma ad avvantaggiarsi di tutto ciò è stata anche l’intera economia bielorussa”.
Da notare che oggi la Polonia è il secondo maggior sostenitore dell’Ucraina in rapporto al PIL e la Lituania ha, di fatto, riconosciuto l’indipendenza di Taiwan consentendole l’apertura di una missione diplomatica, scatenando le ire di pechino e l’intervento a difesa degli interessi commerciali dello stato baltico da parte dell’UE.
Strano vero?
Ora la migrazione è ripresa pesantemente dal nord africa verso l’Italia.
E’ un fatto notorio che da anni e anni il continente africano è nelle mani colonizzatrici di Russia e Cina.
«Mi sembra che ormai si possa affermare che l’aumento esponenziale del fenomeno migratorio che parte dalle coste africane sia anche, in misura non indifferente, parte di una strategia chiara di guerra ibrida che la divisione Wagner, mercenari al soldo della Russia, sta attuando, utilizzando il suo peso rilevante in alcuni paesi Africani». Fu proprio il ministro della Difesa, Guido Crosetto, nel marzo di quest’anno, a far partire per primo l’accusa del Governo italiano con una nota diffusa poco dopo il vertice a Palazzo Chigi con la premier Giorgia Meloni, i vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e i direttori dei servizi segreti.
“Ue, Nato e Occidente, così come si sono accorti che gli attacchi cyber facevano parte dello scontro globale che il conflitto ucraino ha aperto – ha continuato Crosetto – oggi sarebbe opportuno capissero che anche il fronte Sud europeo sta diventando ogni giorno più pericoloso. Dovrebbero inoltre prendere atto che l’immigrazione incontrollata e continua, sommata alla crisi economica e sociale, diventa un modo per colpire i Paesi più esposti, in primis l’Italia, e le loro scelte geostrategiche, chiare e nette”. L’avvertimento alla Nato è chiaro: l’Alleanza rischia di incrinarsi “se i Paesi più esposti a ritorsioni di vario tipo (come aprire i “rubinetti” dell’immigrazione da parte di alcuni Stati) vengono lasciati soli”.
Come spiega Il Sole 24 Ore alla riunione con l’intelligence “sono approdati due elementi che si “parlano”: i numeri delle migrazioni verso l’Italia nei primi mesi di quest’anno e un’analisi di scenario centrata sul Nordafrica. Perché in neanche tre mesi, dall’inizio di gennaio al 13 marzo, sono sbarcati sulle coste italiane ben 20.017 migranti, contro i 6.152 dello stesso periodo dello scorso anno. E le partenze dei barconi dalla Tunisia sono aumentate di quasi dieci volte: da 1.360 immigrati a 12.083”.
La relazione annuale del 2022 sulla politica dell’informazione per la sicurezza rimessa al Parlamento dedica un ampio approfondimento al fenomeno migratorio.
La compagnia privata militare russa Wagner opera anche in un folto grappolo di Paesi africani: Libia, Mozambico, Repubblica centrafricana, Mali, Sudan. Al 2021 era stata rilevata la presenza di compagnie private militari russe, la metà si trovava nell’Africa subsahariana.
“Mosca – si legge nella relazione – non smetterà di interferire nelle dinamiche politiche e nei processi decisionali interni ai Paesi Nato, ricorrendo ancor di più che in passato a metodi coercitivi e manipolativi”, dai cyber attacchi alla disinformazione, fino all’”utilizzo di leve come quella migratoria ed energetica”.
Dal canto loro, i nostri 007 sono convinti che dietro il vertiginoso aumento di partenze di migranti verso l’Italia ci sia proprio l’impronta della Wagner e quindi della Russia.
In buona sostanza, attraverso l’iimigrazione clandestina Putin cerca di nuovo di spaccare l’Europa e la Nato. Il problema non può essere solo italiano, ma europeo, della Nato e dell’Onu.
Sarebbe assolutamente urgente che gli stati alleati, membri del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, avanzassero una formale richiesta di una operazione delle Nazioni Unite per il mantenimento della pace, anche per far cessare la “tratta di esseri umani” verso l’Italia.
In quella sede, tuttavia, se uno qualsiasi dei cinque Membri permanenti Cina, Francia, Federazione Russa, Regno Unito o Stati Uniti votasse contro la proposta, questa verrebbe respinta, ma avremmo la prova di ciò che i nostri servizi di intelligence hanno già documentato.
Lo straordinario fenomeno migratorio verso l’Italia è una tipica azione della Liminal Warfare russa per spaccare l’Europa e la Nato. La Nato rischia di incrinarsi “se i Paesi più esposti a ritorsioni di vario tipo vengono lasciati soli”. Chi oggi ne fa una questione di “politica interna italiana” finisce solo per fare il gioco di Putin del “dividi et impera”.