Il presidente del Messico Andrés Manuel López Obrador ha respinto (milenio.com) le conclusioni di quello studio di Science (science.org) secondo cui con 175.000 “dipendenti” il narcotraffico sarebbe il quinto datore di lavoro in Messico: dopo la multinazionale locale delle bevande e della ristorazione Femsa (321.000 assunti), la multinazionale Usa della distribuzione Walmart (231.000), l’agenzia per il lavoro pure Usa Manpower (203.000) e il colosso locale delle telecomunicazione América Móvil, del famoso miliardario Carlos Slim Helú (181.000). Precederebbe la catena locale di negozi a basso costo Oxxo (168.000), la multinazionale locale della panificazione Bimbo (138.000), la società petrolifera di Stato Pemex (124.000), la catena di distribuzione locale Coppel (114.000), quel pure locale Grupo Salinas che spazia dalla tv al calcio passando per finanza e motociclette (100.000), e la multinazionale svizzera di selezione del personale Adecco (97.000) (twitter.com). Più in dettaglio, il 17,9% di questi 175.000 dipenderebbero dal Cártel de Jalisco Nueva Generación, l’8,9% dal Cártel de Sinaloa, il 6,2 dalla Nueva Familia Michoacana, il 4,5 dal Cartel del Noreste, il 3,5 dalla Unión Tepito e un altro 59% da altri cartelli.
Al di là della polemica sulla cifra esatta di quanta gente ci viva, i media internazionale hanno attestato come durante la pandemia di Covid i cartelli non solo abbiano spesso svolto quella funzione assistenziale che lo Stato non riusciva a garantire (unodc.org), ma addirittura sono stati a volte loro a imporre il rispetto del lockdown (radiohrn.hn). Ma che il Messico sia un importante protagonista del narcotraffico è attestato comunque in primo luogo dall’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (unodc.org), che ad esempio nel rapporto del 2023 sulle droghe (unodc.org) attesta come il Messico con le 504 tonnellate del 2019-20 sarebbe il terzo produttore illecito di oppio al mondo, dopo le 6200 tonnellate dell’Afghanistan e le 795 di Myanmar. Secondo il think tank Council of Foreign Relations (radiohrn.hn) tra 2006 e 2022 in Messico ci sono stati 360.000 omicidi da quando nel 2006 il governo locale decise di iniziare contro i narcos quella che è stata definita “Guerra della Droga” (cfr.org).
Sempre il Council of Foreign Relations ricorda che “le organizzazioni messicane del traffico di droga dominano l’importazione e la distribuzione di cocaina, fentanil, eroina, marijuana e metanfetamine negli Stati Uniti. I fornitori messicani sono responsabili della maggior parte della produzione di eroina e metanfetamina, mentre la cocaina viene prodotta in gran parte in Colombia e poi trasportata negli Stati Uniti da organizzazioni criminali messicane. Il Messico, insieme alla Cina, è anche una delle principali fonti di fentanil, un oppioide sintetico fino a cinquanta volte più potente dell’eroina. La quantità di fentanil sequestrata dalle autorità messicane è quasi quintuplicata tra il 2019 e il 2020. Allo stesso tempo, i cartelli contrabbandano grandi quantità di marijuana negli Stati Uniti, anche se alcune giurisdizioni statunitensi l’hanno legalizzata. Al contrario, il boom dell’industria della cannabis in California ha spinto i trafficanti a contrabbandare marijuana coltivata negli Stati Uniti attraverso il confine con il Messico, dove i legislatori devono ancora legalizzare completamente la droga”. Come ricorda InSight Crime (insightcrime.org), “il Messico ospita alcuni dei gruppi criminali organizzati più grandi, sofisticati e violenti dell’emisfero. Queste organizzazioni hanno tratto vantaggio dalla lunga storia di contrabbando del Messico e dalla sua vicinanza agli Stati Uniti, la più grande economia del mondo, per diventare una minaccia regionale”.
InSight Crime ricorda anche come il narcotraffico in Messico abbia una storia antica, e in effetti il ricercatore Alberto De la Garza ha ricordato come ormai esiste da ameno un secolo (infobae.com). Nel folklore messicano esiste addirittura un genere musicale definito narcocorrido che racconta il narcotraffico, e risale al 1931 il primo narcocorrido attestato in un disco (infobae.com).
Come già ricordato in The Global News (theglobalnews.it), una importante evoluzione si ebbe negli anni ’90, quando la “Guerra della Droga” spinta dagli Usa portò allo smantellamento dei due famosi cartelli di Medellín, guidato da Pablo Escobar, e di Cali, dei fratelli Gilberto o Miguel Rodríguez Orejuela: organizzazioni criminali colombiane che portavano negli Stati Uniti cocaina raffinata a partire della coca coltivata in Perù e Bolivia. Come la mitica idra le cui teste si moltiplicavano una volta tagliate, il risultato fu però lo sdoppiarsi delle rotte. La Colombia si trasformò infatti da Paese di spaccio in Paese di produzione: gestita da gruppi armati politici come le Farc di estrema sinistra o le Auc di estrema destra, e portata negli Stati Uniti da cartelli messicani. La cocaina di provenienza peruviana e boliviana si rivolse verso l’Europa con una nuova rotta attraverso l’Africa in cui emersero le mafie brasiliane e nigeriane, e anche la ‘Ndrangheta e altre mafie locali. Punto di ingresso importante fu all’inizio la Spagna. Poi, dopo una serie di arresti, i grandi porti di Rotterdam e Anversa.
La situazione ha poi continuato ad evolvere. Rotte a parte, l’Onu ha gettato l’allarme sul nuovo rischio delle droghe sintetiche (theglobalnews.it). Negli Stati Uniti nel 2022 ci sono stati più di 107.000 morti per overdose di droga, rispetto ai circa 71.000 del 2019. Due terzi dei decessi dello scorso anno riguardavano oppioidi sintetici come il fentanyl, che secondo la Drug Enforcement Administration degli Stati Uniti proviene in gran parte dalla Cina, attraverso cartelli in Messico (theglobalnews.it).
Lunedì gli Stati Uniti hanno appunto dichiarato di voler vedere più arresti di trafficanti di droga e più laboratori di fentanyl smantellati da parte del Messico come prova del fatto che la collaborazione contro il traffico di droga funziona (informador.mx). “Riconosciamo che abbiamo un problema di domanda negli Stati Uniti e che dobbiamo adottare misure per ridurlo. Allo stesso tempo, dobbiamo adottare misure con i nostri partner messicani per combattere il traffico e questo include la distruzione dei laboratori in Messico e la cattura dei trafficanti al confine e all’interno del Messico”, ha detto il portavoce del Dipartimento di Stato Matthew Miller. Ha comunque riconosciuto che Stati Uniti e Messico hanno “rafforzato la cooperazione” contro le droghe sintetiche, e ha garantito che continueranno a farlo perché il fentanyl è la prima causa di morte tra i giovani americani. Giovedì il Segretario di Stato, Antony Blinken, il segretario alla Sicurezza nazionale Alejandro Mayorkas e il procuratore generale Merrick Garland vanno in Messico apposta per discutere del problema ai massimi livelli.
López Obrador insiste che il fentanYl non è prodotto in Messico, ma proviene direttamente dalla Cina, nonostante il suo governo abbia smantellato diversi laboratori di questo farmaco. In segno di cooperazione, il governo messicano ha approvato, il 15 settembre, l’estradizione negli Stati Uniti di Ovidio Guzmán, figlio di Joaquín “el Chapo” Guzmán, accusato di essere capo del cartello di Sinaloa e del traffico di fentanyl. Gli Stati Uniti ora chiedono la cattura e l’estradizione degli altri tre figli di Chapo: “Los Chapitos”.
Maurizio Stefanini