È evidente come, affrontando le terribili questioni della guerra e del terrorismo, la mediocrità di individui comuni, semplicemente superficiali, inetti “joiners” – oggi diremmo followers – che vanno dove tira il vento, risponda perfettamente a quella definizione di “banalità del male” menzionata da Hannah Arendt a proposito del razzismo genocidario nazista contro il popolo di Israele.
Oggi Israele e il suo popolo sono nuovamente minacciati. Lo sono la sua stessa esistenza, nella volontà ferocemente perversa e apertamente dichiarata di chi li attacca così proditoriamente commettendo crimini contro l’umanità.
L’organizzazione responsabile del massacro del 7 ottobre – data di nascita di Putin – è stata Hamas. In altre occasioni è stata Hezbollah. In altre ancora la Jihad Islamica. Tutti corpi terroristici intermedi sostenuti dagli Ayatollah iraniani, che da oltre quarant’anni perseguono la distruzione di Israele.
Sono noti i contenuti della Carta fondativa di Hamas in cui si legge: “La nostra lotta contro gli ebrei è molto grande e molto seria. Sono necessari tutti gli sforzi sinceri. È un passo che inevitabilmente dovrebbe essere seguito da altri passi (…) Il Giorno del Giudizio non arriverà finché i musulmani non combatteranno gli ebrei, uccidendoli, quando gli ebrei si nasconderanno dietro le pietre e gli alberi.”
Lo “Stato islamico Hamas” deve fare esattamente la stessa fine che la Comunità Internazionale ha saputo riservare a quello denominato Isis- Daesh.
Nel ribadire la condanna espressa immediatamente dal Governo per l’aggressione subita da Israele, la profonda solidarietà italiana ed europea e l’incondizionato sostegno al diritto di Israele a difendersi devono tradursi in misure ed azioni molto concrete. È necessario prima di tutto chiudere ogni canale di finanziamento verso Hamas e le sue diramazioni mascherate, compiacenti, pulviscolo di una galassia connivente e ideologizzata europea e anche italiana.
Proseguire attivamente – con il Vertice a cinque del 9 novembre (Italia, Francia, Germania, Regno Unito e Stati Uniti) a cui ha preso parte il Presidente del Consiglio, e con gli incontri in Egitto e nell’area del Ministro degli Esteri Tajani – con un’azione diplomatica di ampia visione, facendo leva sull’essenziale dimensione dei “Patti di Abramo”, in particolare per collegamenti tra Egitto, e nel Golfo, Emirati Arabi Uniti, Bahrein, Arabia Saudita ed Israele per lavorare a una de-radicalizzazione della dirigenza palestinese, per ora tragicamente al rimorchio del nuovo Stato islamico, Hamas.
Occorre riconsiderare in profondità il rapporto con l’Iran fondamentalista, e le sue propagazioni terroristiche, come Hezbollah e Jihad islamica, e nelle sue componenti vitali con il Corpo dei Guardiani della Rivoluzione Islamica.
Il vincitore del Premio Genesis, Natan Sharansky, ha parlato di un “nuovo antisemitismo”: non ci si può in alcun modo mascherare attorno ai distinguo sull’opposizione a cosa fa o meno lo Stato di Israele per indicare poi espressamente che in realtà il problema dei diritti umani in Palestina è irrisolvibile finché ci sarà lo Stato di Israele.
Dunque, è fondamentale contrastare, in una lotta senza tregua, le pericolose banalità, fatte di disinformazione, manipolazione e strumentalizzazioni che sono alla base del “nuovo antisemitismo”. Un antisemitismo che si riduce come sempre, ma in misura sempre più marcata, nella negazione dello Stato di Israele e dunque dell’identità nazionale e statuale ebraica e cioè il sionismo.
Il sionismo, storicamente, riflette i valori del Risorgimento liberale e non le interpretazioni strumentali che invece hanno trovato malamente spazio nel nostro Paese. Penso a Vladimir Jabotinsky che Arthur Koestler ha descritto come un “liberale nazionale” della grande tradizione del 19° secolo, “un successore di Garibaldi e Mazzini”.
Infine non dobbiamo sottovalutare gli episodi di antisemitismo che si sono verificati e continuano a verificarsi in Europa in occasione delle diverse manifestazioni di giubilo per la morte seminata nel sud di Israele. L’Italia non è un’eccezione purtroppo. Mi riferisco alle dichiarazioni di Patrick Zaki, che etichetta come “killer seriale” un Primo Ministro democraticamente eletto, Benjamin Netanyahu e agli episodi che, a Roma e Milano, hanno visto protagonisti rispettivamente la CGIL eun gruppo di facinorosi del liceo Manzoni inneggiante al massacro di cittadini israeliani, dimostrando così di disprezzare il primo bene di cui dispongono, ovvero la libertà di espressione.
Sen. Giulio Terzi di Sant’Agata