Quello delle recenti elezioni presidenziali in Guatemala è stato un cammino tortuoso, accidentato e ricco di colpi di scena, ma la speranza era che con l’acquisizione del dato finale del secondo turno, le turbolenze rientrassero. Sarà per la prossima volta, magari, visto che oltre alla scure giudiziaria che si è abbattuta post-elezioni sul Movimento Semillas, il partito del vincitore progressista Bernardo Arevalo de Leon, ora la giustizia del Paese centroamericano si scaglia direttamente sul processo elettorale.
La Procura Generale ha infatti effettuato un sequestro di più di 125.000 schede elettorali per verificare la regolarità della consultazione. A ordinarlo, direttamente il vertice della Procura, Consuelo Porras, che ha sfidato le proteste dell’organismo che invece rivendica per sé l’esclusiva competenza in materia elettorale, ivi comprese contestazioni e verifica di regolarità, ovvero il Tribunale Supremo Elettorale, istituzione a metà tra l’amministrativo e il giurisdizionale che, come in molti altri Paesi dell’America Latina, governa, vigila e sovrintende sulle elezioni sin dalla presentazione delle candidature allo svolgimento delle giornate elettorali e alla raccolta e diffusione dei risultati ufficiali. E’ anche con questo scontro interistituzionale che si comprende l’enorme, sproporzionato dispiegamento di forze dell’ordine che ha accompagnato i funzionari della magistratura nell’esecuzione del mandato di sequestro, che si è svolto proprio nei locali della sede centrale del Tribunale Elettorale, nella capitale Ciudad de Guatemala.
Durissime le reazioni sia del Presidente eletto Arevalo che di esponenti della politica latinoamericana, tra cui il presidente colombiano Petro. Tutti concordi sul fatto che si tratti nientemeno che di un golpe giudiziario per ribaltare i risultati delle elezioni che hanno premiato il candidato della sinistra progressista. Fortemente critico anche la Casa Bianca, che per voce dell’ambasciata statunitense in Guatemala ha fatto conoscere la sua assoluta disapprovazione per qualsiasi azione che tenti di alterare il risultato delle elezioni democratiche recentemente tenutesi.
Andrea Merlo