Tra le conseguenze che destano preoccupazione, dopo l’attacco di Hamas in Israele di sabato scorso, e che si stanno espandendo in Occidente ci sono le molteplici manifestazioni a favore della Palestina e spesso anche dei terroristi di Hamas.
Manifestazioni di chiara radice culturale antisemita che arma ideologicamente coloro che sono semplicemente da considerare dei terroristi.
Questa situazione provoca nei vari paesi una massima allerta da parte di tutte le autorità di polizia per quello che potrebbe accadere in un prossimo, ma imminente, futuro quando Israele lancerà la propria offensiva, che si preannuncia durissima, su Gaza.
Solo per fare un rapido elenco: a Londra hanno vandalizzato un ristorante kosher, a Parigi alcuni manifestanti hanno urlato “morte agli ebrei”, a New York si sono verificati disordini tra arabi e israeliani davanti al Palazzo di Vetro.
In Italia gruppi studenteschi come il “Kurva Manzoni antifa” e il collettivo A112 del liceo Setti Carraro, hanno postato nelle proprie storie social un inno a “quant’è bello quando brucia Tel Aviv”.
L’Unione democratica arabo-palestinese e l’Associazione dei Palestinesi ha annunciato sui social il «bisogno di esprimere massima solidarietà alla popolazione palestinese ancora una volta minacciata dalla violenza del colonialismo israeliano». Nessun cenno da parte degli organizzatori alle vittime di civili massacrate dall’attacco di Hamas né agli ostaggi ancora nelle mani dei terroristi. Anzi nel post si preannuncia un corteo il 14 ottobre da piazza san Babila a Milano insistendo a partecipare «con la propria bandiera palestinese, cartelli per dimostrare che Milano è con la liberazione della Palestina e con i popoli che lottano contro il domini coloniale, ovunque esso sia ».
Che esista ai giorni nostri l’incapacità di comprendere come ciò che Hamas ha fatto invadendo brutalmente lo Stato di Israele, uccidendo bambini e donne, facendo prigionieri tra i civili entrando nelle loro abitazioni e violentando le donne è semplicemente un massacro terroristico che nulla ha a che vedere con il dibattito tra palestinesi ed israeliani e ci deve far comprendere quanto sia in crisi la nostra società.
Vedere le interviste alla manifestazione della Cgil persone che parlano di resistenza palestinese nei confronti dello stato di Israele, deve fare preoccupare.
Il pericolo, in questo modo, è che il substrato antisemita ed anti Occidente sia capace di risvegliare focolai di ulteriori atti terroristici come quelli che abbiamo vissuto nelle nostre capitali europee negli ultimi anni è altamente probabile.
Nelle nostre televisioni gira costantemente un insegnante di università, Orsini, che è riuscito a scrivere sui social di quanto fosse naturale un atto terroristico di questa gravità nel momento in cui al governo di Israele ci sia Netanyahu.
Ho sempre pensato che la libertà di espressione dovesse essere sempre garantita ma di fronte a ciò che è capitato in Israele non si può retrocedere di un passo. E’ apologia di reato, è follia omicida e bene ha fatto il ministro Valditara annunciato delle ispezioni in alcune scuole per verificare eventuali atteggiamenti antisemiti e di esaltazione dell’azione di Hamas.
Forse siamo di fronte ad una battaglia culturale tra Occidente democratico e est del mondo autarchico ?
Soltanto il tempo lo svelerà, certo che ciò che sta accadendo non è certamente un buon segnale.
Giovanni Terzi