Nelle elezioni più pazze di sempre in Argentina, il primo turno non poteva non finire con una qualche sorpresa: da settimane, i sondaggi davano in maggioranza una ripetizione dei risultati delle Primarie Aperte Obbligatorie Simultanee (PASO) dell’agosto scorso, in cui il candidato della destra libertaria Javier Milei era emerso come il più votato, davanti al kirchnerista Sergio Massa e alla candidata del partito dell’ex presidente Macri, Patricia Bullrich.
E invece, il primo turno delle presidenziali premia il candidato peronista Massa, nonostante sia il ministro dell’economia in carica in un Paese che registra il 140% di inflazione e una delle peggiori crisi economiche e sociali della sua storia. Il libertario Milei rimane secondo, appena sotto il 30%. Sarà pertanto lui lo sfidante del peronismo al secondo turno, previsto per il prossimo 19 novembre.
Il grande interrogativo per gli analisti già al giorno successivo ovviamente riguarda le alleanze in vista della resa dei conti finale: tutto infatti dipenderà, in un sistema non bipartitico e tutt’altro che semplice, da chi sarà più abile ad attrarre i voti degli elettori dei candidati rimasti fuori dalla contesa che si deciderà nel prossimo novembre. A giudicare dai numeri, non pochi scommettono che Milei veda la strada in discesa, grazie alla sua affinità, almeno sul piano della proposta economica, con Juntos por el Cambio, il partito di Mauricio Macri. Ma come si sa, in politica numeri da sommare sulla carta non sempre hanno risultati aritmeticamente scontati. Di certo, i segnali di dialogo tra Milei e Macri non si sono fatti attendere. Dopo la diffusione dei dati del primo turno, Patricia Bullrich ha parlato al suo elettorato, promettendo che di certo non si adopererà per una vittoria del peronismo, invitando in sostanza a votare contro Massa; da parte sua, anche Milei lancia ponti, in modo decisamente più esplicito: “tutti quelli che vogliono un cambiamento devono lavorare insieme ora, altrimenti il kirchnerismo rimarrà al potere. Se lavoriamo insieme, possiamo vincere e recuperare il Paese”.
Prove di dialogo in corso, ma in realtà, dicono in molti, iniziate probabilmente molto tempo fa in previsione di un primo turno non decisivo.
Andrea Merlo