Un lungo colloquio con Biden è quello che il presidente cileno ha affrontato nella sua visita a Washington, a pochissimi giorni dal richiamo a Santiago dell’ambasciatore del Paese sudamericano a Tel Aviv.
Oltre a importanti temi bilaterali, è stata particolarmente intensa l’agenda dei temi di interesse emisferico e multilaterale affrontati. A darne conto, oltre ai comunicati ufficiali dei due presidenti, anche lo stesso Boric rispondendo alle domande dei giornalisti al termine della riunione con l’omologo statunitense. Il giovane capo di Stato ha rifiutato le pressioni USA di prendere posizione nel conflitto tra Israele e Hamas, continuando ad equiparare quindi il più brutale massacro di ebrei dai tempi della Shoah con le operazioni militari israeliane in risposta agli atti del 7 ottobre.
Ma ha trovato spazio nel colloquio anche l’annosa questione venezuelana, sulla quale Boric si è detto d’accordo con la prosecuzione del dialogo con la narcodittatura di Caracas, nella speranza che continui l’impegno di Washington e di altre capitali dell’emisfero americano per l’implementazione dell’accordo tra regime e opposizioni firmato a Barbados, e che dovrebbe condurre nel 2024 alla celebrazione di elezioni presidenziali.
Ma è su Cuba che le distanze persistono rispetto alla Casa Bianca, e che il presidente cileno più a sinistra dai tempi di Allende dimostra di seguire una linea di politica estera marcata dall’ideologia più che dalla considerazione della realtà: attribuendo infatti la grave crisi in cui versa il popolo cubano alle sanzioni americane contro L’Avana, Boric ha “riabdito che è imperativo rimuovere quelle sanzioni, così come cancellare Cuba dalla lista dei Paesi sponsor del terrorismo”.
Le sanzioni, ha aggiunto il capo di stato sudamericano, “colpiscono il popolo cubano che soffre”. Santiago non abbandona in sostanza la postura di pressione verso gli USA affinché cambi radicalmente la politica nordamericana verso il regime castrista. Non una parola, tuttavia, sui crimini e la repressione del regime castrista, unico colpevole delle sofferenze dei cubani. Perché Boric non si chiede come mai, nonostante le sanzioni non impediscano al resto del mondo di commerciare liberamente con Cuba (né proibiscano l’export USA di medicinali e beni alimentari, categorie escluse da sempre dall’embargo), l’isola continua da decenni a vivere nella miseria assoluta?
Andrea Merlo