Sabato 11 novembre, ho partecipato alla celebrazione “La libertà oltre ogni muro” organizzata da Fratelli d’Italia a Milano in occasione del 34° anniversario della caduta del Muro di Berlino. Una ricorrenza storica che ogni anno ci dovrebbe ricordare quanto sia preziosa e irrinunciabile la libertà. L’11 novembre è anche la data in cui ebbe fine uno dei più grandi massacri compiuti dall’umanità, la Prima Guerra Mondiale, i cui orrori non furono tuttavia sufficienti ad evitare la Seconda Guerra Mondiale. Questo dovrebbe ricordarci quanto la libertà sia preziosa e quanto si sia disposti a lottare per essa.
Libertà: una parola bellissima che risuona da secoli nella storia europea, nella storia americana, e quindi nella storia occidentale. La lotta per la libertà è parte della nostra identità. Penso alle guerre d’indipendenza, alle rivoluzioni che hanno dato vita alle nostre libere nazioni, al Novecento e ai suoi drammi, a tutto il sangue che è stato versato per poter dire oggi: siamo cittadini di un mondo libero, fondato sullo stato di diritto.
Dobbiamo essere orgogliosi delle nostre radici. Non è stato facile o scontato arrivare al modello democratico che conosciamo oggi in Europa. Una conquista alla quale guardano e aspirano tutti coloro che vivono nella repressione e nella violenza ma che hanno nel loro DNA la voglia di essere liberi.
Celebriamo dunque un giorno entrato nella mente e nei cuori di tutti noi. Una data che ha posto la parola fine ad un incubo che ha separato per 28 anni non solo una città ma soprattutto vite e affetti.
Quella sera del 9 novembre 1989, a Berlino, nessuno sapeva cosa sarebbe successo. Quando, improvvisamente, la barriera verso ovest venne meno, la gente credeva di vedere un film. Fu euforia generale, come forse mai l’abbiamo più vista, come quando si vincono le finali sportive. Un fiume di persone che corre, che balla, che gioisce, che prende a picconate quel vergognoso muro.
Il 9 novembre 1989 sparì dall’Occidente il comunismo. Fu la notte in cui una orrenda ideologia venne sconfitta dal mondo libero. Non era scontato. Da un’altra parte del globo, quello stesso anno, a Tienanmen, Pechino, la libertà continuava a essere brutalmente negata, perfino con i carrarmati.
Ancora oggi assistiamo a scenari drammatici. Sono sotto attacco le nazioni dell’Ucraina, della Bielorussia, dell’Iran. Ai loro popoli che combattono non solo con la forza delle armi ma anche con la forza della politica e ai loro leader Volodymyr Zelensky, Sviatlana Tsikhanouskaya e Maryam Rajavi va la nostra profonda ammirazione, il nostro sostegno e la condivisione della loro lotta per la libertà.
Non diamo mai per scontato il nostro vivere liberi. Il costo è stato altissimo. Lo dobbiamo a un ragazzo di vent’anni che a Praga, nel ‘69, si è immolato dandosi fuoco, Jan Palach. Lo dobbiamo a una ragazza di sedici anni di Teheran, Armita Geravand, picchiata e uccisa perché ritenuta impura da un regime assassino.
Non dimentichiamo chi ha lottato e rischiato, pagandone il prezzo più alto, come la giornalista Anna Poltikovskaja, e chi continua a lottare e rischiare, come Vladimir Kara-Murza, in Russia, o Sviatlana Tsikhaouskaya, in Bielorussia.
Da decenni, la nostra società aperta e pacifica ha nemici, anche dentro i suoi confini. Dobbiamo diffidare da chi, da comode poltrone, giudica e attacca le nostre tradizioni, la nostra cultura. Ci parlano di “colpe dell’Occidente”, vorrebbero riscrivere la nostra storia, censurare i nostri pensieri contro il mainstream, rinnegare simboli o personaggi chiave in nome di una folle cancel culture, persino imbrattare la statua di Montanelli.
Per loro non esistono idee o culture migliori di altre, ci raccontano che “sono tutte sullo stesso piano”, ma lo sono davvero? Un modello che costringe le donne a stare segregate in casa, a non uscire se non accompagnate per strada, a non studiare, è pari al nostro? Assolutamente no.
Non possiamo tollerare gli intolleranti, ovunque essi siano, specialmente in casa nostra. Penso agli Istituti Confucio, luoghi di mera propaganda comunista, che andrebbero chiusi in tutta Europa. Ma è in Italia che ne abbiamo ancora 16 a insegnare che i diritti umani sono relativi, non universali, negandoli così di fatto.
Penso oggi più che mai ad Israele. Caposaldo insostituibile dell’Occidente e dell’Europa, che un mese fa ha subito un mostruoso, inaudito attacco di sterminio, fatto da sadici jihadisti. È osceno l’antisemitismo presente in molte piazze europee e nel mondo.
Abbiamo fatto errori, certo. Ci siamo resi dipendenti da Paesi “governati” da autocrati illiberali, cleptocrati e sanguinari.
Penso alla Russia, penso a tutti quei paesi subdoli che fanno o finanziano guerre contro i loro vicini e sostengono i più feroci jihadisti come i carnefici di Hamas.
Tutti questi avvenimenti non possono non rafforzare dentro ciascuno di noi la voglia di indipendenza. Noi vogliamo con grande forza un’Italia ed un’Europa libere dalla velenosa disinformazione di potenze e regimi nemici della libertà che vogliono scardinare dall’interno le nostre società democratiche. E questo perché è nelle nostre radici, nell’umanesimo, nella tradizione giudaico cristiana, in poche parole nell’identità occidentale che risiede la nostra vera forza.
Ricordiamoci che “Non è la libertà che manca in Italia”. Semmai “mancano gli uomini liberi” – come scriveva Leo Longanesi. Perché la libertà bisogna praticarla costantemente, come una buona abitudine, non basta averla. Che questo giorno sia un monito per tutti noi.
Ricordiamo quegli uomini liberi che a Berlino, il 9 novembre 1989, hanno abbattuto il muro, così come ricordiamo la primavera di Praga, la rivolta di Budapest, e tutte quelle date che hanno visto e che vedranno in futuro una protagonista indiscussa sulla scena: la libertà.
Giulio Terzi di Sant’Agata