Giusto mentre a San Francisco Biden e Xi Jinping annunciavano un accordo per porre sotto controllo il traffico di fentanyl (apnews.com), proprio in Italia sono state arrestate sette persone in un’operazione contro il contrabbando dello stesso fentanyl dalla Cina agli Stati Uniti (ansa.it). Tra gli arrestati, anche il presunto capobanda; un italiano di 51 anni sospettato di aver acquistato fentanyl da Pechino negli ultimi tre anni, per rivenderlo ad acquirenti negli Stati Uniti e, in un caso, in Messico.
Droga sintetica ormai in sempre più rapida ascesa su cui anche l’Onu ha lanciato un allarme (theglobalnews.it), il fentanyl è ormai la prima causa di morte tra i 18 e i 49 anni negli Stati Uniti: 70.000 deceduti lo scorso anno, e il triplo di decessi tra 2016 e 2021. Vengono dalla Cina gran parte dei precursori utilizzati per la sua fabbricazione, e assieme a Taiwan, a Hong Kong, ai diritti umani, all’appoggio a Russia e Iran, alla concorrenza sleale e alla guerra ibrida questo è uno dei temi su cui la Casa Bianca ha iniziato su Pechino una quantità di pressioni culminate nella cosiddetta Guerra dei Chip.
L’accordo sul fentanyl e la ripresa del dialogo militare sono il principale esito dell’incontro che si è tenuto a San Francisco in margine al vertice dell’Apec. Ma in attesa che l’intesa produca qualche effetto il traffico continua, ed ha portato all’operazione di cui hanno riferito mercoledì la Guardia di Finanza e la Procura di Piacenza. “È stato davvero un ottimo lavoro, realizzato grazie alla collaborazione diretta con gli investigatori della Drug Enforcement Administration (Dea) statunitense”, ha riferito il procuratore capo di Piacenza Grazia Pradella, aggiungendo che la polizia statunitense ha arrestato altre 11 persone e sequestrato due chili di droga. Un comunicato della Guardia di Finanza aggiunge che l’indagine è iniziata lo scorso aprile a seguito di una segnalazione inviata dall’ufficiale di collegamento della Dea presso l’ambasciata degli Stati Uniti a Roma, e che il fentanyl era arrivato a Piacenza all’interno di pacchi spediti dalla Cina ed etichettati come contenenti dispositivi elettronici o libri.
Gli investigatori italiani sono riusciti a rintracciare 100.000 dosi confezionate e le relative transazioni economiche per un valore di oltre 250.000 euro (275.000 dollari) sono avvenute tramite strumenti di pagamento non tracciabili, utilizzando criptovalute. Hanno anche scoperto che il gruppo aveva coniato monete svizzere false quasi perfette e le aveva introdotte clandestinamente in Svizzera, dove le avevano riciclate attraverso macchine per scommesse sportive e bancomat bitcoin. La conversione dei bitcoin in euro era stata poi affidata a persone dell’Est Europa, che aveva restituito al falsario piacentino la somma “ripulita” meno la commissione del 7%. Sono stati sequestrati 300.000 euro in contanti, circa 26.000 euro in bitcoin, 70 dispositivi informatici e tre orologi di valore elevato, oltre a beni e attrezzature per la falsificazione di valuta.
“Possiamo cooperare” e “La rivalità non sia conflitto” aveva detto Biden a Xi. E anche: “è essenziale che tu ed io ci comprendiamo chiaramente, da leader a leader, senza incomprensioni o comunicazioni errate”. “Per due grandi paesi come la Cina e gli Stati Uniti, voltarsi le spalle a vicenda non è un’opzione”, aveva a sua volta spiegato Xi, aggiungendo che “il pianeta Terra è abbastanza grande perché entrambi i paesi possano avere successo”. Ma subito dopo l’incontro bilaterale, durato quattro ore, il presidente Usa è tornato a definire il collega cinese “un dittatore”. Le relazioni erano crollate dopo che gli Stati Uniti hanno abbattuto un presunto pallone spia cinese nel febbraio di quest’anno.
Maurizio Stefanini