L’intervento del leader dell’opposizione cambogiana in esilio nel 48° anniversario dell’avvento dei Khmer Rossi, Rainsy Sam
Il 17 aprile 2023 è il 48° anniversario del giorno in cui le truppe dei Khmer Rossi entrarono a Phnom Penh e cacciarono gli abitanti dalla città. La ricorrenza è un’opportunità per ricordare la verità sulla storia recente della Cambogia, una verità che il regime di Hun Sen non vuole.
Il Partito Popolare Cambogiano, di cui Hun Sen è presidente, è nato dal Partito Comunista di Kampuchea nel 1951 con il sostegno dell’esercito comunista vietnamita, noto come Yeak Minh, che invase la Cambogia con il pretesto di voler liberarla dalla colonizzazione francese.
Le forze comuniste guidate da Pol Pot presero il potere il 17 aprile 1975 e stabilirono un regime chiamato Kampuchea Democratica. Nel regime democratico della Kampuchea Hun Sen è stato uno dei comandanti dei Khmer rossi responsabile della zona orientale dal 1975 fino alla metà del 1977. Hun Sen ha contribuito all’uccisione di molti innocenti, specialmente tra la comunità musulmana Cham nel distretto di Krouch Chhmar, provincia di Kampong Cham.
Mentre Hun Sen mostrava la sua incompetenza e codardia nei ranghi dell’esercito dei Khmer rossi combattendo contro l’esercito vietnamita lungo il confine, Pol Pot decise di agire contro Hun Sen. Quest’ultimo, spaventato, fuggì in Vietnam di cui divenne servo in cambio di protezione. La fuga dai vietnamiti avvenne nel giugno-luglio 1977, non certo per aiutare il popolo cambogiano oppresso del regime dei Khmer rossi, ma per aver salva la pelle.
Dopo il 7 gennaio 1979, dalla caduta cioè dei Khmer Rossi fino al 1984, il regime della Repubblica Popolare di Cambogia guidata da Chea Sim, Heng Samrin e Hun Sen, tutti ex quadri dei Khmer Rossi, ha continuato a celebrare il 17 aprile 1975. Lo considerano il giorno della loro vittoria, che è stata scippata loro proprio da Pol Pot. Hun Sen è un vero erede del Partito Comunista di Kampuchea e di Pol Pot.