Per l’ennesima volta, l’Europa ha voluto “tranquillizzare” il regime terrorista di Teheran che la giustizia, lo Stato di diritto e la sicurezza dei propri cittadini non costituiranno mai un impedimento alle azioni criminali da parte dei mullah nel nostro Continente, sempre più certi di una sostanziale impunità.
Alcuni recenti segnali avevano fatto ben sperare sulla fine di ogni “appeasement” in favore di una quanto mai necessaria inversione di rotta nei confronti di Teheran:
la decisione del Consiglio Affari Esteri dell’UE, nei giorni scorsi, di sanzionare – per gravi violazioni dei Diritti Umani in Iran – la “Fondazione cooperativa” dell’IRGC, organismo responsabile della gestione degli investimenti dei Pasdaran;
le dure parole e le forti preoccupazioni – soprattutto riferite al programma nucleare militare mai abbandonato da Teheran e l’intervento attivo nell’aggressione russa all’Ucraina, con la fornitura di droni e altri armamenti letali utilizzati contro la popolazione ucraina – contenute nel comunicato finale dei leader dei Paesi G7 riuniti a Hiroshima;
i recenti appelli dei Parlamenti occidentali pressoché unanimi nel condannare la brutale repressione del regime e di solidarietà con il popolo iraniano in rivolta, e di quel movimento che ne rappresenta appieno l’essenza e il significato: il Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana, guidato dalla Presidente-eletta, Maryam Rajavi.
Questo mutato scenario non ha impedito al governo belga di dare seguito a quello sciagurato accordo concluso lo scorso anno con il regime, per un vero e proprio scambio di prigionieri, permettendo ad Assadollah Assadi di tornare in patria accolto come un eroe nazionale, alimentando così quella diplomazia degli ostaggi portata avanti dal regime fin dai suoi albori, più di quaranta anni fa.
Si tratta proprio di quell’Assadi, terzo consigliere dell’ambasciata iraniana a Vienna, condannato in via definitiva dal tribunale di Anversa nel giugno 2021 per il suo ruolo centrale nel tentato attacco dinamitardo nel giugno 2018 a Villepinte (Parigi) durante il raduno annuale della Resistenza iraniana – in cui erano presenti decine di personalità politiche e amministratori locali italiani – primo diplomatico a essere processato in Europa per coinvolgimento diretto in attività terroristiche.
Ciò costituisce un precedente estremamente pericoloso in grado di minare alle basi la giustizia internazionale, poiché in presenza di un condannato per crimini contro l’umanità o per terrorismo, è sufficiente che le autorità del Paese di provenienza del condannato arrestino uno o più cittadini del Paese in cui è detenuto o condannato che si trovano stabilmente o momentaneamente sul proprio territorio. A quel punto la richiesta di scambio sarà naturale e drammaticamente “legale”.
È il momento di comprendere quanto sia pericoloso offrire simili assist di ricatto ad un regime senza scrupoli – primo finanziatore del terrorismo internazionale! – ma che grazie alla tenacia degli iraniani, si trova finalmente a dover fare i conti con il serio pericolo della sua imminente dissoluzione, in favore di un Iran libero e democratico.
Siamo quanto mai direttamente responsabili del cambio epocale in atto in Iran, e non possiamo rischiare di compromettere il buon esito di questo processo verso la democrazia con ulteriori concessioni agli ayatollah, ma piuttosto dobbiamo mostrarci compatti e uniti, in un unico “blocco” Euro-atlantico, nell’assicurare alla giustizia i responsabili dei crimini commessi dal regime in patria e nel mondo intero
Sen. Giulio Terzi di Sant’Agata