La notizia di ieri è che lo zio di Masha Amini, la ventiduenne iraniana morta il 16 settembre dell’anno scorso dopo essere stata messa in custodia cautelare dalla polizia morale per non avere indossato il velo in modo corretto, è stato arrestato.
Le forze armate della Repubblica islamica hanno attaccato, a quanto si è appreso dalla rete di attivisti iraniani @1500tasvir, la residenza di Safa Aeli a Saqqez e, senza alcun mandato, lo hanno tradotto in carcere.
Questo nuovo episodio si inserisce in una vasta ed importante azione del Regime di Theran per azzerare il dissenso da esso.
Si stima che nell’ultimo anno siano 500 i cittadini uccisi dalle forze di polizia e quasi 20mila quelli arrestati.
C’è oltretutto da segnalare come a luglio di quest’anno il ministro della Cultura ha personalmente emesso un ordine per impedire la 13esima edizione dell’Isfa Short Film Festival, “poiché ha utilizzato l’immagine di una donna senza velo sul suo manifesto”.
Con queste parole – riportate dall’agenzia di stampa ufficiale iraniana Irna – è stato vietato il noto festival cinematografico a Teheran, che si sarebbe dovuto svolgere questo mese. La donna che era stata raffigurata sul manifesto è l’attrice iraniana Susan Taslimi e l’immagine era stata tratta da una scena del film La morte di Yazdguerd del 1982 quando le donne non erano obbligate a portare il velo. Questo evento si inserisce in un più ampio contesto che vede da mesi il governo iraniano in forte contrasto con la popolazione.
Ad un anno dalla morte di Masha Amini e della nascita delle proteste dei civili iraniani si rende sempre più necessaria una riforma che porti ad una laicità della Repubblica Iraniana unico vero viatico per il raggiungimento di una moderna democrazia.
Giovanni Terzi