La ONG “The Baloch Voice for Missing Persons” stima che sino ad ora siano circa 60.000 le “sparizioni forzate” di attivisti Beluci tra politici, studenti universitari, medici, ingegneri, avvocati, giornalisti, insegnanti e intellettuali. Tutti detenuti in isolamento, la maggior parte dei quali incarcerati senza un regolare processo.
Il governo del Pakistan ha adottato nei confronti dei Beluci una politica definita “di uccisione e scarico”: non c’è giorno in cui cadaveri di persone scomparse vengano rinvenuti nei luoghi più remoti del Paese. Un altro metodo usato dall’esercito contro gli attivisti politici non violenti è quello di eliminarli in “finti incontri”: arrestati, torturati e ammazzati a colpi di armi da fuoco vengono mostrati ai media come terroristi armati uccisi in scontri con le autorità.

L’Asian Human Rights Forum (AHRF) – su segnalazione del Baloch Human Rights Council (BRHC) – afferma che nel 2022 sono scomparse 367 persone e identificati 79 corpi di persone scomparse e poi uccise. Altri 58 corpi sono stati recuperati ma non riconosciuti, con il sospetto che fossero anche loro vittime di “sparizioni forzate”.
Il BRHC ha osservato come la guerra del Pakistan nel Belucistan sia senza testimoni poiché “è una zona vietata alla stampa internazionale e alle organizzazioni per i diritti umani”. Anche i diplomatici di Paesi europei e di altri Paesi non possono recarvisi. “C’è quindi un totale blackout mediatico di ciò che sta accadendo in Belucistan”.
Mentre il mondo intero tace sulla grave violazione dei diritti umani perpetrata dal Pakistan in Belucistan, si ritiene che la Cina sostenga il Pakistan nel genocidio del Beluci. Cina e Pakistan hanno infatti firmato l’accordo per l’attuazione del CPEC – un’emanazione del più ampio BRI noto anche come “Nuova Via della Seta” – per unire lo Xinjiang, la regione all’estremo ovest della Cina, con il porto di Gwadar nel Belucistan e permettendo così alla Cina uno sbocco sull’Oceano Indiano. La Cina ha poi recentemente completato l’aeroporto internazionale di Gwadar, il più grande del Pakistan, che serve a scopi militari sia della Cina che del Pakistan. La Cina ha investito circa 65 miliardi di dollari in Belucistan.
Anche in Afghanistan e in Iran i Beluci sono perseguitati.
Chi sono i Beluci?
Il Belucistan, paese dell’antica etnia beluci, è attualmente diviso tra Pakistan, Iran e Afghanistan. Storicamente il Belucistan si estendeva dallo Stretto di Hormuz, a sud ovest, sino a Karachi, a sud-est, e dal fiume Helmand in Afghanistan, a nord, sino all’Oceano Indiano a sud. Un territorio pari circa a quello della Francia.
Il Belucistan è la più grande provincia del Pakistan, del quale costituisce circa il 43% della superficie totale. La densità di popolazione, tuttavia, è molto bassa a causa del territorio in gran parte montuoso e della scarsità d’acqua.
Il Belucistan rimase, a fasi alterne, un Paese sovrano dal XV secolo fino alla fine del XIX secolo, quando gli inglesi lo invasero nel 1839 nel corso della guerra anglo-afghana. Le forze britanniche uccisero il Khan di Kalat, allora sovrano della regione, e costrinsero i suoi successori a firmare accordi per far diventare il Belucistan un protettorato indipendente. In seguito, adottando la famosa politica del “divide et impera”, gli inglesi divisero il Belucistan in tre parti, in Iran e Afghanistan e una parte come stato sovrano, allora noto come Stato di Kalat. Gli inglesi, inoltre, con l’acquisizione in locazione dal sovrano di alcune terre a nord e a oriente, istituirono la provincia del “Belucistan Britannico” con l’obiettivo di stazionare il loro esercito per contrastare qualsiasi avanzata russa attraverso l’Afghanistan verso l’Oceano Indiano.
Con l’indipendenza dell’India dal colonialismo britannico e la nascita del Pakistan nell’agosto 1947, lo stato di Kalat dichiarò la propria indipendenza ma, in violazione dei trattati preesistenti, i territori affidati alla Corona inglese furono annessi al nuovo stato islamico del Pakistan. E se inizialmente il Pakistan accettò un Kalat indipendente, in un momento successivo cominciò a pensare di poterne ottenere l’adesione al suo territorio. La richiesta di annessione fu sottoposta ai membri eletti del nuovo parlamento del Belucistan che la respinsero categoricamente. Il Parlamento si offrì allora di negoziare rapporti privilegiati con il Pakistan – e anche con India e Afghanistan – senza però ottenere alcuna risposta positiva dai Paesi vicini.
Approfittando del completo isolamento del Belucistan, l’esercito pakistano invase Kalat e costrinse il sovrano a firmare il documento di fusione con il Pakistan in violazione delle risoluzioni del Parlamento: il 1° aprile 1948 il Belucistan perse la sua indipendenza dopo solo otto mesi di autogoverno.
Gli attivisti politici e gli intellettuali beluci non hanno mai accettato il dominio del Pakistan sul loro Paese e, sin dal giorno dell’occupazione, hanno mantenuto viva l’insurrezione combattendo ben cinque guerre contro il Pakistan. Quella attuale, la più organizzata e diffusa, va avanti dal 2000. Lo stato pakistano ha sempre risposto alla resistenza beluci nel modo più brutale arrestando, uccidendo e trasferendo le persone dalle campagne alle città per poterle meglio controllare ma soprattutto per togliere il supporto ai sarmachar, i combattenti per la libertà.
Vas Shenoy