Eduardo Feinmann è uno dei volti e delle voci più conosciuti in Argentina da molti anni, da quando ha intrapreso una carriera giornalistica fino a diventare commentatore, conduttore e opinionista apprezzatissimo e molto seguito.
Chissà, le sue origini ebraiche lo rendono evidentemente sensibile a quanto sta accadendo non tanto in Israele, quanto in molti luoghi, anche in Occidente, teatro da anni di un numero crescente di episodi di antiebraismo, episodi che sono gigantemente aumentati dopo il 7 ottobre e in reazione all’azione di risposta da parte di Israele alla guerra scatenata da Hamas contro l’unica vera democrazia del Medioriente.
“Ho deciso di mettermi la stella di David gialla, quella che i nazisti mettevano agli ebrei per segnalarli”, ha detto durante un recente programma andato in onda pochi giorni dopo il j’accuse dell’ambasciatore israeliano Gilad Erdan al Consiglio di Sicurezza dell’ONU. “Così, ho pensato che anche noi dobbiamo fare qualcosa nelle nostre società: dobbiamo risvegliare le coscienze”, ha detto Feinmann, alludendo alla spirale di antiebraismo che sta dilagando tra spinte e rigurgiti che, soprattutto in Occidente, sembrano certificare una sorta di tendenza suicida da parte di settori delle opinioni pubbliche nei Paesi liberaldemocratici.
L’Argentina è uno dei Paesi latinoamericani con più alta presenza ebraica, e quello che storicamente ha vissuto gli atti di terrorismo antiebraico più drammatici della storia: impossibile infatti non ricordare gli attentati all’ambasciata di Israele e all’AMIA (Asociacion Mutual Israelita Argentina) a Buenos Aires: il primo, nel marzo del 1992 con 22 morti e 242 feriti, il secondo nel luglio del 1994, con 85 morti e più di 200 feriti. Dietro entrambi, la mano di Hezbollah e di Teheran.
Andrea Merlo