Il 2 novembre 2022 mentre in Sud Africa il governo dell’Etiopia e gli insorti del Fronte di liberazione popolare del Tigrai hanno firmato un accordo che poneva i teoria fine a due anni di guerra civile. Ma i soldati etiopici, ed anche gli eritrei che sono venuti ad appoggiarli, continuano a compiere stupri in maniera sistematica. Secondo il governo locale, sarebbero state almeno 120.000 le vittime. Secondo un rapporto delle ong Physicians for Human Rights (Phr) e Organization for Justice and Accountability in the Horn of Africa (Ojah) (phr.org), alcune centinaia di cartelle cliniche dall’inizio del conflitto nel novembre 2020 fino al giugno 2023 documentano casi di stupro di gruppo, schiavitù sessuale e omicidio, inclusa l’uccisione di bambini. In particolare, su 304 cartelle cliniche di violenza sessuale legata al conflitto provenienti da strutture sanitarie in tutto il Tigrai, 128 mostravano uno stupro avvenuto dopo l’accordo per la fine di tutte le ostilità dopo due anni di guerra civile.
Lindsey Green, una delle autrici del rapporto e funzionaria senior del programma Phr, ha affermato che le cartelle cliniche dipingono un quadro di esperienze “orribili”. “La violenza sessuale che abbiamo documentato è brutale e utilizzata come un modo per intimidire e terrorizzare le comunità”, dice. Nel rapporto le sopravvissute alla violenza sessuale avevano un’età compresa tra gli 8 e i 69 anni. Tre quarti dei casi (76%) riguardavano stupri di gruppo. Dieci resoconti riguardavano persone che erano state tenute prigioniere e violentate da più soggetti. Diversi pazienti hanno anche descritto l’omicidio di familiari, compresi bambini, prima, durante o dopo l’aggressione. In quasi tutti i casi (96%) gli autori dei reati appartenevano a gruppi militari e paramilitari. Un altro rapporto, di Amnesty International (amnesty.org), sottolinea il ruolo dei soldati eritrei in questi stupri, e riferisce come le cartelle cliniche di tutta la regione mostrano che la violenza sessuale continua ad essere utilizzata “per intimidire e terrorizzare le comunità”. “Nonostante la cessazione delle ostilità, le violazioni dei diritti umani continuano”, denuncia.
Testimonianze sono state raccolte anche dal Guardian (theguardian.com). Ad esempio, la storia di una 22enne che ha lasciato la sua città natale nel Tigrai nordoccidentale dopo aver subito uno stupro di gruppo a febbraio da parte dei soldati eritrei che occupavano la zona. “Prima di tutto, sono stati tre soldati a stuprarmi in gruppo”, ha detto. “Ma non è finita qui. Altri tre soldati vennero e mi violentarono in maniera crudele. Quando ho pianto di dolore e li ho supplicati di smetterla, hanno riso di me”.Una 19enne ha riferito di essere stata violentata da quattro miliziani Amhara nel dicembre 2022. in una città del Tigrai occidentale. “Mi hanno tenuta prigioniera per due giorni e mi hanno violentata ripetutamente. Mi hanno schiaffeggiato e picchiato durante lo stupro”.
Una 37enne, madre di due bambini, è stata sequestrata e violentata da diversi combattenti eritrei nella località di Kokob Tsibah, dove risiede, proprio nel giorno in cui mentre veniva firmata la pace. Le hanno detto: “inutile gridare, nessuno verrà a salvarti’”. Per tre mesi la hanno violentata a turno, “come le persone che fanno il turno di guardia”. La sua testimonianza, insieme a quella di altre 48 donne, serve da base ad Amnesty International per affermare, in un rapporto pubblicato martedì 5 settembre, che In questo conflitto, le donne tigrine si trovarono in prima linea. Secondo le autorità sanitarie regionali, almeno 120.000 di loro sono state vittime di stupro durante la guerra. Soltanto nel villaggio di Kokob Tsibah, Amnesty International ha raccolto, tra il 1 novembre 2022 e il 19 gennaio 2023, le testimonianze di quindici schiave del sesso nelle mani degli eritrei, che ancora oggi agiscono come forza di occupazione.
In molti casi, le donne hanno potuto accedere all’assistenza sanitaria solo mesi dopo che si era verificata la violenza e hanno avuto gravi complicazioni derivanti dagli attacchi. Il rapporto elencava disturbi da stress post-traumatico, depressione, incontinenza, sanguinamento uterino e dolore pelvico cronico. In molti casi lo stupro ha provocato una gravidanza o la donna che ha contratto l’Hiv. Secondo una infermiera di un ospedale nel nord del Tigrai che assiste le sopravvissute a violenza sessuale, “c’è una mancanza di medicine e una carenza di strutture per curare le complicazioni fisiche e mentali dei sopravvissuti. Vengono ancora segnalati nuovi casi. La maggior parte dei sopravvissuti sono sottoposti a tortura oltre allo stupro”.
I risultati dei rapporti, che rappresentano solo una piccola parte di tutti i casi di violenza sessuale nel Tigrai, confermano altri rapporti delle Nazioni Unite, organizzazioni per i diritti umani e giornalisti che hanno documentato gli abusi dall’inizio della guerra. Iniziato nel novembre 2020, quando il governo dell’Etiopia ha avviato operazioni militari nel Tigrai contro il partito al governo della regione, il conflitto ha fatto 600.000 vittime.
Maurizio Stefanini