“Israele sta compiendo crimini di guerra”; non pare avere dubbi in proposito il presidente colombiano Gustavo Petro, e a dir la verità, da parecchie settimane. Da quando cioè ha cominciato ad accusare pubblicamente, soprattutto attraverso i social network, il governo israeliano di ogni nefandezza, perfino di genocidio. Ora però compie un ulteriore passo: attraverso il suo profilo su X, il capo di Stato più a sinistra della storia colombiana annuncia che il suo governo è d’accordo con quanto sostenuto dal presidente algerino Tebboune pochi giorni prima sulla necessità che la Corte Penale Internazionale investighi Benjamin Netanyahu per crimini di guerra, commessi in queste settimane di operazioni militari nella striscia di Gaza. Tebboune ha infatti recentemente chiesto che “gli uomini liberi del mondo, i giuristi arabi e le organizzazioni e organismi di diritti umani presentino una denuncia dinanzi alla Corte Penale Internazionale contro l’entità israeliana per i crimini commessi contro i palestinesi”.
E’ a questa richiesta pertanto che Petro si accoda con entusiasmo: la Colombia, secondo l’ex guerrigliero dell’M19, sosterrà la denuncia dell’Algeria al tribunale dell’Aia contro Netanyahu. Aggiunge anche che il ministro degli Esteri, Alvaro Leyva, incontrerà a tal proposito il procuratore della Corte Penale Internazionale Karim Khan. Se sull’efficacia di tali annunci è per ora difficile tracciare scenari, è invece facilmente intuibile come anche il solo annuncio da parte di Petro rappresenti un ulteriore colpo basso alle relazioni tra Bogotà e Gerusalemme, dopo settimane di deterioramento dei rapporti tra le due capitali tradizionalmente amiche e legate da una importante e pluridecennale cooperazione, specie in tema di sicurezza. È del 31 ottobre scorso la decisione di Bogotà di ritirare l’ambasciatore a Tel Aviv, per richiamarlo in patria per consultazioni: una mossa che congela i rapporti diplomatici con Israele, e che può preludere ad una rottura completa delle relazioni bilaterali.
Andrea Merlo